Rosaria De Cicco interprete di un viaggio al centro dell’anima


(ANSA) – NAPOLI, 26 GEN – La storia di Olga e di un
matrimonio apparentemente felice che naufraga tra le onde
inarrestabili di un desiderio nuovo, prepotente, devastante,
prende vita ne ‘I giorni dell’abbandono’ di Elena Ferrante, con
Rosaria De Cicco, in scena a Napoli sabato 28 gennaio alle 21
(in replica domenica 29) al Pozzo e il Pendolo Teatro,
nell’adattamento e la regia di Annamaria Russo. Presentato e
promosso dallo stesso palcoscenico partenopeo, l’allestimento
porta in scena, sottolineano gli autori, “la fine di un amore, i
territori impervi dell’abbandono, nei quali si finisce per
essere scaraventati da un addio imprevisto, imprevedibile,
assolutamente inevitabile. Una storia universale, declinata al
singolare, ma nella quale ciascuno finisce per veder riflessa
l’ombra delle proprie paure o dei propri ricordi”. Rimasta con i
due figli e il cane nella tranquilla Torino dove si è trasferita
da qualche anno, profondamente marchiata dal dolore e
dall’umiliazione, Olga è risucchiata dai fantasmi della sua
infanzia napoletana che s’impossessano del presente e la
chiudono in un’alienata e intermittente percezione di sé.
   
“Comincia a questo punto una caduta rovinosa che mozza il
respiro, un racconto che cattura e trascina fino al fondo più
nero, più dolente dello strazio” si evidenzia ancora. Lasciata
sola sull’orlo dei quarant’anni, incapace di affrontare il
proprio dolore, la donna desidera soprattutto non ricadere nello
stereotipo della donna abbandonata, non assomigliare alla
“poverella” tanto denigrata da sua madre. Nella lenta e rovinosa
caduta verso il fondo dell’abisso, Olga mantiene sempre una
divisione interna: da un lato non riesce a contrastare i nuovi
stati d’animo che s’impossessano di lei, dall’altra, però, resta
lucidamente consapevole di quel che le sta capitando. Si osserva
dall’esterno, descrive i suoi sintomi e spesso anche se ne
spaventa, ed è pienamente cosciente di doversi opporre alla
progressiva degenerazione, all’abbandono, senza però poter fare
nulla per frenarsi, fino al giorno in cui, improvvisamente,
sente tutti i nodi che tengono insieme la sua esistenza, il suo
corpo, la sua casa sul punto di dissolversi. (ANSA).
   

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