‘Vive con uomo che crede suo padre’. Legale,speranza sia viva
(ANSA) – NAPOLI, 16 GEN – “Abbiamo appreso dalla stampa
dell’esistenza di un’ indagine della Procura di Napoli: la
speranza è sempre viva e la famiglia si auguriamo che questa
nuova inchiesta possa darci notizie certe su Angela”. Così
l’avvocato Luigi Ferrandino commenta con l’Ansa la notizia –
riportata dal Corriere della Sera – della decisione del gip di
Napoli Federica Colucci di rigettare la richiesta di
archiviazione presentata della Procura in relazione a
un’attività investigativa della DDA sulla cosidetta “pista
turca” sulla scomparsa di Angela Celentano, la bimba di cui si
sono perse le tracce sul Monte Faito, nel Napoletano, il 10
agosto del 1996.
L’indagine fu avviata nel 2009 a seguito delle dichiarazioni
rese da una signora, Vincenza Trentinella, la quale riferì di
avere appreso informazioni confidenziali sulla sorte della
piccola da un prete che a sua volta le seppe in confessionale.
“Ho avvertito subito la famiglia – ribadisce Ferradino – non
eramo al corrente di questa indagine. Ho appena contattato
Catello Celentano il quale mi ha ribadito la fiducia
nell’avvocato e anche e negli inquirenti”.
La donna che fece aprire le indagini si chiama Vincenza
Trentinella: secondo la sua versione dei fatti, a seguito di una
verifica fatta andando direttamente in Turchia, Angela sarebbe
stata rapita e vivrebbe sull’isolotto Buyukada con una persona
che crede sia suo padre. E di quest’uomo (con una cicatrice sul
viso, incontrato sul posto) avrebbe anche fornito una foto
verosimilmente scattata dopo averlo incontrato in uno studio di
un veterinario. Secondo il giudice ci sono ancora dubbi da
fugare e quindi è necessario prorogare le indagini per altri sei
mesi soprattutto sul presunto padre turco di Angela, che si
chiamerebbe Fahfi Bey. I magistrati italiani, recatisi
sull’isolotto, avrebbero interrogato un uomo che in realtà non
sarebbe il presunto padre turco di Angela ma il veterinario,
titolare del numero di telefono fornito da Vincenza Trentinella,
il quale ha riferito agli investigatori di non conoscere la
donna.
Secondo il giudice, in sostanza, potrebbe essere stato ascoltata
la persona sbagliata e, quindi, le indagini non possono dirsi
concluse. (ANSA).
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