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Lumode punto e a capo. Il parere richiesto da Palazzo Mosti ad Andrea Abbamonte ha spazzato via ogni residuo dubbio. Il project financing è già materia per i polverosi scaffali di via del Pomerio. Il futuro dell'area piazza Risorgimento-La Salle non passerà per il tempestoso connubio con i privati, con i quali ci si ritroverà molto probabilmente in tribunale per il redde rationem. Ma all'orizzonte del piano di riqualificazione del cruciale quadrante cittadino si affaccia un'altra importante novità: il parcheggio multipiano previsto ab origine nel Programma periferie non si farà.
Procediamo per gradi partendo dal consulto dell'amministrativista napoletano. Quattro gli step suggeriti. In primis «attivazione della procedura di ritiro della gara indetta con determina dirigenziale del 16 luglio 2018, anche e soprattutto alla luce delle modifiche progettuali introdotte da Lumode all'originaria proposta sin dall'ottobre 2020». Conseguentemente, il Comune dovrà adottare «determinazione di presa d'atto della volontà espressa dalla Lumode con nota del 7 dicembre 2021 in ordine alla non accettazione delle prescrizioni Anac, e conseguente decadenza della procedura di partenariato pubblico privato». Ciò significherà presumibilmente vedersi trascinati nelle aule di giustizia dalla società casertana. Ma Abbamonte suggerisce di non lasciare intentata la possibilità di una «definizione compositiva dei rapporti con Lumode ai fini dell'utilizzo del progetto preliminare dalla stessa elaborato, con riconoscimento del valore dei servizi di progettazione». L'amministrazione dovrà quindi procedere alla «indizione di procedura di appalto per l'attuazione del programma di riqualificazione, al fine di salvaguardia dei relativi finanziamenti». Il legale partenopeo conclude la missiva consigliando di varare un «atto di avvio al procedimento di ritiro da inoltrare cautelativamente a Lumode e alle altre imprese partecipanti» al Programma. 

Linea che si tradurrà presto nel primo atto formale: «Nei prossimi giorni effettueremo l'annullamento del bando di gara del 2018 – anticipa il responsabile del Programma Antonio Iadicicco – Quindi chiederemo alla presidenza del Consiglio dei ministri chiarimenti procedurali alla luce dell'annullamento del project financing. Nello scorso mese di aprile abbiamo già ricevuto dalla struttura governativa la conferma all'utilizzo dei 7 milioni di finanziamento. L'amministrazione ha già chiarito per bocca dei suoi massimi rappresentanti la volontà di andare avanti utilizzando i soli fondi pubblici. L'ufficio tecnico redigerà in proprio la progettazione a base di gara. Di concerto con la presidenza del Consiglio valuteremo se passare poi a un appalto integrato con affidamento unico della progettazione esecutiva e dei lavori, scelta che ci permetterebbe di guadagnare tempo, o se scindere le fasi». 

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Ma cosa sarà realizzato in piazza Risorgimento e nell'area dell'ex collegio La Salle? A Palazzo Mosti si fa sempre più strada l'idea di tirare una riga netta sull'opzione iniziale. Il parcheggio multipiano che avrebbe dovuto trovare posto in zona terminal, e che poi era stato delocalizzato progettualmente in piazza Risorgimento, sarà archiviato. Lo stazionamento per le auto si farà nell'attuale terminal bus. Si tratterà di un classico parcheggio a raso nel quale con un segmento riservato ai residenti del centro storico, così da offrire una risposta alla inveterata querelle. Automobili che dovranno contestualmente sparire da piazza Risorgimento, riconsegnandola finalmente alla fruizione pedonale e agli eventi.
Un orientamento dettato principalmente dalla variabile costi fattasi pressante: «La decisione ultima toccherà com'è ovvio all'amministrazione – puntualizza Iadicicco – Personalmente ritengo che la costruzione di un parcheggio multipiano, giustificata dall'intervento dei privati e dalla gestione pluriennale, diventa insostenibile economicamente per l'ente locale alle risorse date. Occorre tenere conto infatti che nei 7 milioni di finanziamento vanno computati anche le spese generali e gli oneri fiscali, attestandosi pertanto su una disponibilità reale significativamente più bassa». 

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